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Il progetto dei film maker sassaresi “4Cani per strada”
di Grazia Brundu

SASSARI. In principio fu “Fogo process”, una presa di coscienza affidata a una serie di video girati con una telecamera. È la fine degli anni Sessanta: il governo canadese vuole trasferire gli abitanti dell’isola di Fogo, quasi tutti pescatori, in un territorio più “vantaggioso”. Loro si oppongono -e trionfano- grazie alla cinepresa di Colin Low. Semplificato al massimo, il “Processo di Fogo” è uno dei primi esempi di video partecipativo messo al servizio di comunità marginali. Una tecnica, anzi un’ “etica” cinematografica, molto amata da documentaristi-antropologi in tutto il mondo.

In Sardegna inizia in questi giorni un progetto firmato dai ricercatori e film maker dell’associazione 4Caniperstrada e cofinanziato dalla Regione: “Nuovi linguaggi e pratiche audiovisive nella Sardegna contemporanea: il video partecipativo e la ricerca di un’antropologia condivisa”. Coinvolge tre micro-comunità: «La prima, con referente Fabian Volti, riunisce giovani di Porto Torres che hanno abbandonato gli studi – racconta Stefania Muresu, membro del collettivo di registi –. Io, invece, e l’attivista eritreo Gabriel Tzeggai lavoreremo con gli ospiti di un centro di accoglienza per richiedenti asilo in provincia di Nuoro. Infine, il fotografo Nanni Angeli collaborerà con la classe IV G del Liceo magistrale di Sassari». E precisa: «Ci ispiriamo ai principi del video partecipativo e all’etica dell’antropologia condivisa elaborata dall’etnografo francese Jean Rouche, senza rinunciare a una nostra personale visione del mondo».

Una visione che traspare fin dalla scelta dei temi. Porto Torres, per esempio, è già stato al centro di un documentario diretto da Stefania Muresu e prodotto da 4Caniperstrada: “Luci a mare”, che racconta la pesca delle sardine attraverso la vita quotidiana di una famiglia di pescatori originari di Ponza. «Adesso – spiega la regista – ci interessa capire, da un punto di vista generazionale, come la città prova a ripensarsi dopo il Petrolchimico». «La situazione nella comunità di migranti in provincia di Nuoro è molto differente, perché gli ospiti vivono isolati da tutto – ammette Stefania Muresu – Anche lì, però, proporremo ai ragazzi di ragionare sulla loro condizione e decidere che cosa vogliono raccontare all’esterno. È un tema che ci interessa molto perché anche in Sardegna stanno avvenendo cambiamenti importanti ed è necessario trovare risposte concrete su accoglienza e integrazione».

Ciascun gruppo coinvolto nel progetto realizzerà un filmato di una quindicina di minuti. La cosa importante, però, spiega la regista, non è il risultato, ma «l’approccio condiviso alla creazione filmica: ciascun gruppo decide cosa raccontare di sé. Il regista ha il ruolo di coordinatore, non impone mai la sua visione soggettiva». Fondamentale, poi, una volta montati i video, è il «momento della restituzione –racconta Muresu – cioè della proiezione all’interno delle comunità in cui le immagini sono state girate. È allora che ci si rende conto se il lavoro rispecchia davvero il gruppo che l’ha realizzato e se produce un’ulteriore presa di coscienza».

Partner di 4Caniperstrada nel progetto è il collettivo di registi Zalab, di cui fa parte anche Andrea Segre (Premio Vittorio De Seta con “Mare Chiuso”). Sabato 27, nella sede della Scuola civica di Cinema di Sassari, le due associazioni organizzano un seminario sul “Video partecipativo”, durante il quale Sara Zavarise (Zalab) presenterà i documentari “Nuove cittadine” e “I live in Melbourne Now”, illustrando le tecniche di montaggio. (iscrizioni 4caniperstrada@gmail.com tel. 329 0952256)